Il testo è ora atteso all’esame del Senato. Tanti i pareri favorevoli, ma i sindacati insistono sulla necessità di eliminare le sanzioni disciplinari

Di Savino GALLO

Primo via libera al disegno di legge sull’equo compenso per i professionisti. Il provvedimento uscito ieri dalla Camera, che lo ha approvato all’unanimità (253 voti favorevoli), passerà ora all’esame del Senato, dove si arenò, a un passo dal traguardo, durante la scorsa legislatura.

Il testo base è lo stesso di allora: la proposta di legge a firma Giorgia Meloni (al tempo parlamentare di Fratelli d’Italia) e Jacopo Morrone (Lega), che prevede l’obbligo per le imprese di grandi dimensioni (con un fatturato di oltre 50 milioni e più di 50 dipendenti impiegati nell’anno precedente al conferimento dell’incarico) e per la Pubblica Amministrazione di corrispondere al professionista un compenso adeguato alla quantità e qualità della prestazione.

Per professionisti si intendono non solo quelli iscritti in Ordini o collegi, ma anche i soggetti appartenenti alle professioni non regolamentate. Riguardo ai primi (eccezion fatta per gli avvocati, che hanno proprie tariffe), tutte le pattuizioni che non sono conformi ai compensi previsti dai decreti ministeriali adottati ai sensi dell’art. 9 del DL 1/2012 (conv. L. 27/2012) devono considerarsi nulle. Per i parametri delle professioni non regolamentate, il testo rimanda invece a un decreto ministeriale da adottare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della norma.

Secondo Elbano de Nuccio, quella di ieri è stata “una tappa importante sulla via di un più ampio riconoscimento delle tutele per i professionisti e segna anche un’inversione di tendenza molto significativa nell’atteggiamento della politica nei confronti dell’universo delle libere professioni”.

In un comunicato stampa diffuso subito dopo l’approvazione alla Camera, il numero uno dei commercialisti italiani ha parlato di “un testo perfettibile”, ma che rappresenta un “punto di partenza significativo verso il pieno riconoscimento della dignità dei lavoratori autonomi”, e ha auspicato che il passaggio al Senato sia “il più rapido possibile”.

Parere positivo anche da parte del Presidente del CUP (Comitato unitario delle professioni) e dei Consulenti del lavoro, Rosario De luca, secondo cui la norma “fissa un principio importante: nessuno deve lavorare gratuitamente”, ma deve essere “al più presto integrata” per includere tra gli obbligati a corrispondere un equo compenso “tutti i soggetti privati” e non solo quelli di grandi dimensioni.

Dello stesso avviso anche Confcommercio professionisti, l’Organismo congressuale forense e il Consiglio nazionale degli ingegneri. I consensi sull’approvazione del provvedimento non sono però unanimi. Il tema delle sanzioni disciplinari previste dall’art. 5 comma 5 del provvedimento in capo ai soli professionisti ordinistici che accettano compensi non equi rimane un elemento di frattura all’interno delle stesse categorie interessate. Se, infatti, i Consigli nazionali di commercialisti e ingegneri esprimono soddisfazione, il comunicato congiunto diffuso nella serata di ieri da alcune delle associazioni sindacali delle medesime professioni sono di tutt’altro tenore.

“La norma – si legge nella nota firmata da ADC e AIDC (commercialisti), PLP (Psicologi liberi professionisti), INARSIND e Asso ingegneri e architetti – nata per tutelare i professionisti ed evitare che gli stessi possano essere sottopagati dai grandi committenti finisce per sanzionarli se accettano compensi inferiori a quelli stabiliti, invece lasciando indenni i committenti”. Insomma, “si sanziona il lavoratore autonomo e non chi compie materialmente l’illecito”.

Le associazioni parlano di “occasione persa” per dotare il Paese di una legge che fosse una “garanzia di legalità e giusta remunerazione per un milione e mezzo di professionisti” e pongono l’accento sulla diversità di vedute rispetto ai rispettivi Consigli nazionali. Ricordano, con rammarico, che le proposte migliorative avanzate fino a oggi sono “cadute nel vuoto”, ma anche che continueranno a “lavorare nel tentativo di riuscire ad ottenere le modifiche necessarie”.