Ciò che l’impresa è stata in grado di fare in passato è il punto di partenza per raggiungere nuovi obiettivi nel prossimo futuro

Di Fabrizio BAVA e Alain DEVALLE

Quando il piano industriale viene redatto in occasione di un’operazione particolare, ad esempio, al fine di richiedere un finanziamento ad un istituto di credito, talvolta l’impresa si rivolge a potenziali finanziatori con cui non ha mai operato in precedenza. È in tali casi che la presentazione dell’impresa, nell’ambito del piano industriale, assume particolare importanza.

Non è così nel caso di piani redatti per finalità interne all’impresa: in quei casi, infatti, ciò che rileva è avere acquisito tutte le informazioni necessarie a sostenere le decisioni strategiche, i piani di azione e le conseguenti stime dell’andamento prospettico. Nel caso di piani industriali predisposti per destinatari esterni all’impresa, è necessario che sia riportata un’informativa sufficiente a consentire di acquisire un’adeguata informazione sull’impresa stessa.

Un’adeguata descrizione dell’impresa costituisce un importante elemento a sostegno della credibilità complessiva del piano industriale, in quanto anche se il piano proietta l’impresa nel futuro e non rappresenta il passato, è di tutta evidenza che ciò che l’impresa è stata in grado di fare in passato è il punto di partenza per raggiungere nuovi obiettivi nel prossimo futuro. Non a caso le imprese neo costituite sono considerate soggetti rischiosi e, in genere, ottengono sostegno finanziario da parte di soggetti specializzati in tale tipologia di impresa.

Sul piano formale è opportuno indicare nel piano la denominazione, la sede legale e la forma giuridica dell’impresa, l’assetto proprietario, la struttura organizzativa, la struttura di governance e l’organigramma aziendale, il numero dei dipendenti, la collocazione geografica degli stabilimenti produttivi e delle eventuali sedi secondarie ed eventuali eventi societari di rilievo recenti. Nei piani si riportano in genere i bilanci, opportunamente riclassificati, degli ultimi esercizi, comprensivi degli indicatori utili a misurare le performance.

La presenza dei risultati storici consente da un lato di supportare le stime relative ai successivi esercizi e, allo stesso tempo, nell’ottica dell’analista, di verificare la coerenza tra le previsioni e i risultati ottenuti in passato. Chiaramente più i risultati prospettici sono differenti (cioè migliori) rispetto a quelli storici, più sarà importante indicare chiaramente, nel piano, quegli elementi di discontinuità in grado di giustificare il miglioramento prospettico. In assenza di tale indicazione, l’analista esterno potrebbe ritenere non coerenti i dati prospettici rispetto a quelli consuntivi e giudicare conseguentemente poco affidabili le previsioni. La mancanza dei dati storici potrebbe essere interpretata da un analista come una possibile scelta del redattore dovuta alla consapevolezza dell’incoerenza dei dati storici rispetto quelli prospettici.

È anche opportuno riportare una descrizione dell’attività e dei prodotti/servizi aziendali, nonché una descrizione dei mercati di riferimento e dei principali clienti e fornitori, della concorrenza e dei principali vantaggi competitivi. Non si tratta di informazioni di scarsa rilevanza, poiché queste informazioni consentono all’analista di formarsi un’aspettativa sui risultati che l’impresa può proporsi di ottenere, così come del grado di analiticità delle previsioni, che dipende necessariamente anche dal grado di diversificazione sia in termini di prodotto, sia geografica.

È però anche necessario “calibrare” tali informazioni in termini dimensionali rispetto alla dimensione complessiva del documento, non dimenticando che si tratta di un documento che proietta l’impresa nei prossimi anni e non della narrazione dei successi aziendali del passato.

A differenza delle strategie che saranno indicate nel piano, dei piani di azione e dei risultati attesi, che presentano inevitabilmente un certo grado di incertezza, la completa descrizione dell’impresa costituisce, agli occhi dell’analista, un punto fermo, la certezza del punto di partenza da cui ci si propone di ottenere i risultati futuri. Un’impresa sarà tanto più credibile nelle proprie previsioni, quanto più riesce a dimostrare, attraverso la parte del piano in cui si presenta, di essere bene organizzata, di avere prodotti richiesti dal mercato, di disporre di elementi a tutela del proprio vantaggio competitivo (es. brevetti, dimensione elevata degli investimenti per entrare nel business, ecc.), di essere riuscita in passato a raggiungere gli obiettivi economici, finanziari e patrimoniale programmati. E soprattutto di avere le competenze necessarie per poter concretizzare le azioni previste a piano.