Il valore dell’azienda dipende dalla capacità di adeguare strategie e investimenti

Di Federico LOZZI, Luca MALFATTI e Roberto SCHIESARI

L’attenzione del mercato e dei legislatori verso la sostenibilità dell’attività d’impresa sta crescendo rapidamente e il paradigma ESG (Environmental, Social, Governance) è al centro dell’agenda delle istituzioni internazionali. I rischi ESG devono essere attentamente considerati nell’ambito del processo di valutazione delle imprese, incluse le PMI.
Si pensi, ad esempio, agli effetti sui consumi dell’etichettatura climatica (climate labeling).

La filiera della produzione del cibo è uno dei settori economici meno sostenibili, considerato che produce circa un quarto delle emissioni di gas serra del mondo. Se le aziende del settore alimentare non saranno in grado di ponderare gli effetti dei rischi ESG sulle scelte dei consumatori, rendendosi consapevoli che i correlati effetti in termini di rischi operativi imporranno di adeguare le proprie strategie e il proprio modello di business, esse potrebbero subire, rispetto alle aziende ESG compliant, una perdita di valore anche molto significativa, quando i rischi operativi arrecassero pregiudizio alla continuità aziendale.

La capacità delle aziende di adeguare le proprie strategie e i propri investimenti sarà sempre di più un elemento essenziale nella determinazione del valore di un’azienda.
Il metodo del Discounted Cash Flow (DCF) è riconosciuto dalla dottrina e dalla prassi operativa come il più accreditato per misurare tale valore, essendo il valore aziendale correlato alla capacità di produrre un livello di flussi finanziari adeguato a soddisfare le aspettative di remunerazione di un investitore.

Il valore del capitale proprio di un’azienda è dato dalla somma algebrica delle seguenti componenti:
– il valore attuale dei flussi di cassa operativi netti che l’azienda sarà in grado di generare in futuro, scontati a un tasso di attualizzazione pari al costo medio ponderato del capitale (Weighted Average Cost of Capital o WACC), determinando il cosiddetto Enterprise Value. Tale calcolo prevede la determinazione del valore attuale dei flussi di cassa operativi attesi per un periodo di previsione esplicito e un valore finale, corrispondente al valore attuale dei flussi successivi al periodo di previsione analitica;
– la posizione finanziaria netta a valori di mercato;
– il valore di mercato di eventuali attività non inerenti alla gestione caratteristica o non considerate ai fini delle proiezioni dei flussi di cassa operativi.

Gli elementi ESG generano un impatto su ciascuna delle variabili che compongono la funzione DCF:
– flussi di cassa nel periodo esplicito di previsione: è opportuno tenere conto delle variabili ESG nell’ambito del piano analitico dei flussi, specie laddove risulti necessario effettuare investimenti nel perseguimento di obiettivi di sostenibilità, dai quali può generarsi una riduzione dei flussi stessi;

– tasso di attualizzazione dei flussi di cassa: tra le varie forme di rischio, incidenti sul WACC, devono essere incluse (insieme a quello di default, di mercato, di equity e altri) anche quelle ESG, con un peso crescente nell’incidere sul rischio operativo e finanziario (anche i costi dei finanziamenti possono variare in funzione dei criteri ESG), specie in un’ottica di lungo periodo, e un conseguente innalzamento anche sensibile del tasso di attualizzazione;

– valore finale: rientrano tra le componenti del valore terminale menzionate dai Principi italiani di valutazione “le prospettive di crescita del settore di riferimento, le prospettive di crescita dell’azienda e la crescita storica già realizzata; le barriere all’entrata che esistono e l’eventuale minaccia di prodotti/servizi/tecnologie sostitutive; l’intensità competitiva del settore; forza del brand”. Una componente rilevante è la capacità dell’azienda di adattarsi e di anticipare i trend innovando i prodotti e i processi. L’incapacità dell’azienda di adattarli ai criteri ESG può avere un impatto sulla sostenibilità nel tempo dei risultati attesi, nonché sui costi del capitale nel tempo. È la componente del valore che attualmente può essere maggiormente influenzata dalla crescente rilevanza dei criteri ESG e il valore finale è in molti casi l’addendo prevalente nella determinazione.

Nell’applicare gli aggiustamenti ESG ai flussi di cassa, è necessario prestare attenzione affinché non vi sia un doppio conteggio dei rischi (e delle opportunità), se già inclusi nel tasso di attualizzazione.
Ad esempio, se un’azienda appartiene al settore automobilistico, si potrebbe ragionevolmente sostenere che il beta del settore includa in parte questo rischio. Bisogna quindi prestare attenzione, durante gli aggiustamenti dei flussi di cassa, all’impatto negativo di tale rischio, che potrebbe essere parzialmente catturato dal beta del settore.

L’attenzione delle imprese a comunicare adeguatamente quanto i criteri ESG siano parte del proprio modello di business e delle strategie di investimento può impattare in misura rilevante sul valore aziendale, rendendo consapevoli gli imprenditori della loro importanza. Anche i professionisti chiamati ad assistere le imprese, sia nella gestione ordinaria sia in operazioni di M&A, dovranno però prestare attenzione crescente all’impatto che può avere sulla sostenibilità dell’impresa e sul suo valore, a tutela di tutti gli stakeholder.