La proroga richiesta dai commercialisti arriverà. Sulla sospensione in caso di contagio del professionista Ruffini precisa: «Valuteremo caso per caso»

Di Savino GALLO

Il termine per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi e per il versamento degli acconti, fissato attualmente al 30 novembre, verrà spostato al 10 dicembre “per tutti”, fermo restando il rinvio al 2021 per quei contribuenti che hanno registrato un calo di fatturato superiore al 30%. Ad annunciarlo, in una maniera un po’ irrituale, è Andrea De Bertoldi, nel corso del Convegno “Obiettivo Futuro” organizzato dall’ANC e tenutosi ieri.

De Bertoldi, infatti, è esponente di Fratelli d’Italia, quindi, della minoranza parlamentare, ma spiega di aver avuto notizia di tale provvedimento dal Viceministro all’Economia, Antonio Misiani (che avrebbe dovuto partecipare ai lavori), e di essere stato autorizzato da quest’ultimo a riportarla.

Verranno, dunque, accolte le richieste avanzate con insistenza dai rappresentanti dei commercialisti, ancorché con un provvedimento di proroga più breve rispetto a quello auspicato dalla categoria, che sperava di poter congelare le scadenze quantomeno fino al 31 dicembre.

Arrivano, inoltre, dei chiarimenti anche sulla sospensione degli adempimenti in capo al contribuente nel caso in cui lo studio professionale a cui fa riferimento sia impossibilitato ad operare a causa del COVID. Con una nota che ha creato molte polemiche, l’Agenzia aveva chiarito che la quarantena dello studio professionale non integra una causa di forza maggiore, perché il responsabile degli adempimenti tributari resta il contribuente/cliente, che è chiamato a rispondere delle conseguenze anche sanzionatorie in caso di mancato/tardivo assolvimento (si veda “Non integra la forza maggiore la quarantena dello studio professionale” del 26 novembre).

“L’Agenzia – ha spiegato il Direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini – non può riconoscere una generalizzazione di impossibilità, le scelte generali sono rimesse alla norma. Ma in quella risposta viene scritto che gli Uffici valuteranno caso per caso. Il contribuente che affida un adempimento tributario al commercialista, che sparisce e chiude lo studio per la tragedia che stiamo vivendo, fisiologicamente può essere rimesso in termini, ma deve essere valutato caso per caso. Come Agenzia non possiamo riconoscere uno slittamento dei termini per tutti, perché lo si può fare solo per norma primaria o secondaria e non per via interpretativa, ma il singolo ufficio può rilevare l’effettività dell’impossibilità di quel contribuente di adempiere all’obbligo fiscale”.

Parole un po’ più “rassicuranti” rispetto alla chiusura netta che sembrava venir fuori dalla risposta diffusa il 23 novembre, che Marco Cuchel si aspettava potesse avere un tenore diverso, proprio in virtù delle difficoltà del momento che stiamo vivendo. “Forse era il caso di scrivere solo questo”, ha commentato il Presidente dell’ANC, che poi è tornato sulla necessità di tradurre in legge in tempi rapidi il Ddl. presentato dalla Consulta dei parlamentari commercialisti, che introduce lo slittamento automatico degli adempimenti in caso di infortunio o malattia del professionista.

Si tratta di “una battaglia che l’ANC porta avanti da 20 anni”, ha spiegato Cuchel e anche su questo tema potrebbero esserci a breve delle novità. Il Ddl. è allo studio della Commissione Giustizia del Senato, ma al momento il lavoro di tutte le Commissioni parlamentari è limitato solo ai provvedimenti attinenti alla legge Finanziaria. Per questo, De Bertoldi, primo firmatario del Ddl., ha annunciato la presentazione di un’istanza “affinché il disegno di legge 1474 non debba attendere gennaio per essere messo ai voti in Commissione ma possa essere affrontato già nelle prossime ore”.

Nell’immediato, ha sottolineato Massimo Miani, vanno sostenuti gli emendamenti al DL Ristori finalizzati proprio a superare il problema della malattia dei professionisti. “I due terzi degli iscritti all’albo – ha spiegato il Presidente del CNDCEC – ha studi individuali e, di questi, la metà non ha nemmeno collaboratori. È chiaro che, in queste condizioni, contrarre il COVID può portare grosse difficoltà. Per questo, abbiamo ritenuto necessario spingere perché venisse presentato un emendamento al DL Ristori. Ce ne sono due. Ora, piuttosto che criticare facciamo un’azione comune perché questi emendamenti passino. Se ci limitiamo solo a criticare, senza fare un’azione concordata tutti assieme, perderemo anche questa opportunità”.