Abolizione della flat tax al 20% per le partite IVA individuali in manovra

Il documento programmatico di bilancio 2020 offre un quadro delle norme in arrivo

Di Enrico ZANETTI

In attesa dei testi del decreto fiscale e della legge di bilancio, il dettaglio dei saldi finanziari del documento programmatico di bilancio 2020 (Draft Budgetary Plan) licenziato dal Consiglio dei Ministri nella notte di martedì offre già un quadro abbastanza esaustivo delle misure in arrivo.

La manovra sul 2020, da 30 miliardi, sarà finanziata per circa 16 mediante ricorso al deficit, 10 mediante nuove entrate e 4 mediante minori spese.
Ben 23 su 30 miliardi vanno a sterilizzare integralmente l’aumento delle aliquote IVA che sarebbe altrimenti scattato (la manovra sterilizza anche 10 dei 29 miliardi di aumenti IVA per l’anno successivo, riducendo così il “conto IVA” del prossimo anno da 29 a 19 miliardi). Quello che rimane è destinato, tra gli altri, agli interventi sul cuneo fiscale (3 miliardi per il 2020 e 5 miliardi a regime dal 2021, dal che si arguisce che gli interventi che saranno messi a punto potranno scattare già dalle buste paga del mese di giugno 2020, invece che da quello di luglio) e alle politiche per la famiglia (600 milioni sul 2020 che salgono a oltre 1 miliardo dal 2021).

Viene finanziata la proroga fino al 2022 degli iperammortamenti al 170% e dei superammortamenti al 130%, oltre alla proroga al 2020 di altri incentivi compresi nel pacchetto Industria 4.0, di quelli per aumentare la competitività delle imprese in situazioni di svantaggio, nonché delle detrazioni per ristrutturazioni edilizie ed ecobonus (si veda “Proroga triennale in vista per super e iper-ammortamenti” di oggi).
Ci sono anche 3 miliardi per finanziare il meccanismo di “cashback” con cui incentivare l’utilizzo della moneta elettronica, ma, saldi finanziari alla mano, bisogna attendere le norme per capire se il meccanismo partirà già per le spese sostenute nel 2020 con restituzioni nel 2021 o se partirà direttamente per le spese sostenute nel 2021 con restituzioni mese per mese.

Circa 200 milioni di risorse sono attese da una revisione delle detrazioni e agevolazioni fiscali che riguarderà il graduale azzeramento delle detrazioni IRPEF al 19% sopra una determinata soglia reddituale (esclusa quella per interessi passivi sul mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale), la omogeneizzazione a 150 euro per le imposte ipotecarie e catastali sui trasferimenti immobiliari (oggi dovute nella misura di 50 euro quando non c’è IVA e a 200 euro quando c’è IVA) e una rimodulazione di non poco conto delle soglie di esenzione dei buoni pasto dalla formazione del reddito di lavoro del dipendente cui sono erogati (nello specifico il tetto di esenzione fiscale per i buoni pasto cartacei scende da 5,29 euro a 4 euro giornalieri, mentre sale da 7 a 8 euro il tetto di esenzione fiscale per i buoni pasto elettronici).

Il DPB conferma anche l’abolizione integrale del regime di flat tax al 20% per le partite IVA individuali con fatturato tra 65.001 e 100.000 euro ed evidenzia la volontà di ripristinare, relativamente al regime del 15% per chi fattura fino a 65.000 euro, i vincoli di tetti massimi di dotazioni di beni strumentali e spese per collaboratori (entrambi a 20.000 euro), nonché il divieto di avvalersi del regime per chi ha anche redditi di lavoro dipendente e/o da pensione in misura superiore a 30.000 euro annui.

Per quanto riguarda il capitolo “misure di contrasto dell’evasione e delle frodi fiscali, che secondo la Nota di aggiornamento al DEF avrebbe dovuto portare in dote alla legge di bilancio 2020 ben 7,2 miliardi, il conto si ferma a 3,2 miliardi e comprende, oltre al “pacchetto” di misure di contrasto alle frodi nel settore dei carburanti, l’estensione del regime del reverse charge per contrastare l’illecita somministrazione di manodopera, l’introduzione del controllo preventivo delle compensazioni di crediti per imposte dirette effettuate tramite modello F24, il divieto di compensazione dei crediti fiscali con i debiti d’imposta derivanti da accollo presso terzi.

Tra le misure espressamente elencate dal DPB non si rinvengono quelle riguardanti l’obbligo per le partite IVA individuali di avere un conto corrente per l’attività separato da quello per la sfera privata, nonché quelle riguardanti la responsabilità del committente per il versamento delle ritenute fiscali e previdenziali relative ai dipendenti da parte dell’appaltatore.
Contro queste norme vi è stato infatti un intenso fuoco di sbarramento anche all’interno del Governo e della maggioranza, ma, saldi alla mano, il gettito che ci si attendeva da esse continua ad essere conteggiato tra le coperture, nonostante il loro mancato richiamo espresso e ciò testimonia che la partita non è chiusa.

Nessun accenno nel Draf Budgetary Plan anche ad un’altra misura in discussione e particolarmente controversa quale quella del graduale abbassamento del tetto del contante da 3.000 a 2.000 e infine a 1.000 euro (si veda “Poco pragmatismo sul limite al contante in chiave anti evasione” di oggi), ma ciò dipende esclusivamente dal fatto che a quella misura non vengono ascritti effetti di gettito ed essa è pertanto irrilevante e “trasparente” rispetto al DPB che, per sua natura, si sofferma solo sulle misure che concorrono a formare i saldi finanziari della manovra.

2019-10-18T10:34:52+00:00Ottobre 17th, 2019|News|
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