Il Governo potrebbe esonerare dall’obbligo medici e farmacisti. UNGDCEC e ADC chiedono di nuovo l’eliminazione delle sanzioni per il 2019

Di Savino GALLO

I rilievi mossi la scorsa settimana dal Garante della privacy sull’estensione della fattura elettronica ai privati (si veda “Stop del Garante Privacy alla fattura elettronica” del 17 novembre) hanno, come prevedibile, scatenato diverse reazioni e alimentato le speranze dei tanti che chiedono una proroga del termine di entrata in vigore del nuovo obbligo, previsto per il 1° gennaio prossimo.

Tuttavia, il Governo non sembra intenzionato a eliminare o rinviare la misura. A margine della riunione della Commissione Finanze del Senato di ieri, dove si lavora alla conversione in legge del decreto fiscale, fonti di maggioranza hanno spiegato che l’intervento sulla fatturazione elettronica sarebbe limitato ad alcuni ritocchi, come l’esclusione dall’obbligo di medici e farmacisti. Per venire incontro alle osservazioni del Garante Privacy, dunque, potrebbero essere esonerati per il 2019 gli operatori sanitari, perché possessori di informazioni “sensibili”, che però sono tenuti all’invio dei dati al Sistema Tessera sanitaria ai fini della precompilata. In tal senso vanno gli emendamenti al DL 119/2018 presentati nella seduta di ieri dal relatore.

Tra chi, invece, non ha richiesto un differimento dell’entrata in vigore dell’obbligo c’è l’Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili che, attraverso un comunicato stampa, si chiede a chi gioverebbe, arrivati ormai a questo punto, una proroga. Lo fa attraverso le parole del Presidente Daniele Virgillito, il quale ricorda che all’introduzione del nuovo obbligo sono collegate maggiori entrate per due miliardi di euro, già iscritte nel bilancio dello Stato sotto la voce recupero da evasione fiscale.

“Se le date dovessero slittare – si domanda Virgillito –, il Governo sarebbe in grado di reperire delle risorse finanziarie alternative? Il nostro sindacato a suo tempo chiese a gran voce la graduale implementazione del provvedimento e una fase di sperimentazione a zero sanzioni, ma in realtà oggi, sul filo di lana, a chi gioverebbe, davvero, una proroga?”.

Probabilmente, spiega l’Unione, non ai professionisti e alle imprese, i quali, “ignorati nei mesi precedenti, è presumibile siano già ampiamente attrezzati per gestire questo adempimento. Adesso, più che una proroga, servirebbe flessibilità e un totale e concreto azzeramento delle sanzioni per l’intero 2019”.

Una moratoria sulle sanzioni per tutto il 2019, e non solo per il primo semestre, che il Governo sembrerebbe intenzionato a concedere (si veda “E-fattura, Miani: «La moratoria sulle sanzioni per tutto il 2019 è buon senso»” del 16 novembre), a maggior ragione dopo la pronuncia del Garante della privacy che, ha sottolineato l’ADC in un comunicato stampa diffuso qualche giorno fa, “apre un ulteriore abisso di incertezza che mette a repentaglio la professionalità e la serenità del nostro lavoro”.

L’associazione sindacale guidata da Enzo De Maggio non si dice contraria alla fatturazione elettronica e ricorda che “i dottori commercialisti sono pronti” e “anche le imprese si stanno attrezzando, sopportando il costo dei software di compilazione”, pur non avendo ancora un quadro chiaro di quali siano i soggetti che ricadranno nel nuovo obbligo.

È necessario, però, ricorda l’ADC nella sua nota stampa, che anche l’Agenzia delle Entrate sia pronta e che vi siano “certezze e rispetto delle normative prima di far partire il nuovo strumento”. Ciò non significa prorogare l’entrata in vigore del nuovo adempimento (idea che, come hanno fatto sapere sempre fonti di maggioranza, il Governo non vuole prendere in considerazione proprio per non ritrivarsi un buco da quasi due miliardi in bilancio), ma lavorare sul lato della tolleranza.

“Considerando che le aziende e i commercialisti hanno sottoscritto i nuovi contratti per FE 2019 – conclude l’ADC nella nota –, sarebbe opportuna l’estensione del periodo di tolleranza, con l’impegno da parte del legislatore e dell’AdE ad intraprendere una percorso di dialogo sulla semplificazione, creando dei tavoli di analisi tra i loro referenti tecnici, le associazioni sindacali commercialisti, il Consiglio Nazionale e le associazioni dei produttori di software”.