È il tempo medio dedicato dai titolari degli studi di commercialisti, che spendono oltre seimila euro per i software e tremila per le banche dati
I titolari degli studi professionali di commercialisti dedicano in media 122 giorni all’anno ai soli adempimenti fiscali di base. È quanto emerge da una ricerca realizzata dalla Fondazione nazionale di categoria che, attraverso un sondaggio a cui hanno risposto circa 3.500 professionisti, certifica una volta di più la complessità del sistema fiscale italiano e la cospicuità dei costi che gli studi sono costretti a sostenere non solo in termini di tempo, ma anche per il necessario aggiornamento di software e banche dati.
La ricerca fotografa gli studi professionali italiani, suddividendoli per tipologia (individuali, condivisi o associati), numero di addetti e percentuale di incidenza degli adempimenti di base sul fatturato. Circa il 60% del campione è composto da studi individuali, nella maggior parte dei casi piccoli (il 76% tra 1 e 5 addetti) e quasi sempre impegnati sulla consulenza fiscale di base come principale attività: per il 72% dei rispondenti al sondaggio, infatti, la percentuale di fatturato proveniente dagli adempimenti di base supera il 50%, e spesso (36,1%) arriva a oltre l’80%.
Insomma, gli adempimenti fiscali rappresentano ancora la parte preponderante dell’attività e ciò è ancor più vero per gli studi individuali e piccoli (con massimo cinque addetti): per questa tipologia di studi, il fatturato derivante dalla consulenza di base supera l’80% più di due volte su tre (40%).
Riguardo alla spesa per i software dedicati agli adempimenti di base, i rispondenti al sondaggio dichiarano nel 44,6% dei casi di sostenere costi superiori ai 5 mila euro, con una media di 6.296 euro. Se, però, si scompone il dato per tipologia di studio, si nota che la spesa degli studi associati (9.868 euro) è quasi doppia rispetto a quella degli studi individuali (4.985 euro), con una forbice rilevante legata anche al numero di addetti: per gli studi con oltre 10 addetti il costo medio supera i 15 mila euro annui.
Tornando, invece, al tempo dedicato agli adempimenti, ai 122 giorni dedicati dai titolari si aggiungono gli 84 di dipendenti e collaboratori. Si tratta, però, di valori medi. Negli studi individuali, ad esempio, i titolari arrivano a trascorrere fino a 156 giorni sugli adempimenti fiscali, a fronte dei 92 dedicati da titolari di studi associati. Se lo studio è composto da massimo 5 addetti il titolare impegna mediamente 129 giorni per questo tipo di attività, mentre con più di dieci collaboratori ci si ferma a 106.
Per i collaboratori, gli 84 giorni diventano 98 se si parla di studi individuali, 74 per quelli associati. Negli studi più piccoli si arriva a circa 96 giorni all’anno, mentre per quelli con più di dieci addetti si scende a 59.
Ai giorni espressamente dedicati agli adempimenti fiscali vanno sommati, inoltre, anche quelli necessari per la formazione su questo tipo di attività. Sono, mediamente, altri 12 giorni all’anno, che diventano 20 negli studi individuali (10 per gli studi condivisi, cinque per gli associati).
Altro indicatore rilevato è il costo delle banche dati, delle riviste specializzate e di ogni altro strumento di aggiornamento utilizzato dallo studio professionale per gli adempimenti: mediamente circa tremila eurol’anno. In linea con gli altri risultati, uno studio individuale spende meno (2.552 euro) rispetto ad uno associato (4.328 euro). Differenze ancor più nette se si tiene conto della dimensione dello studio: si passa dai 2.328 euro dello studio con massimo cinque addetti ai 7.254 degli studi che superano le 10 unità.
Nel questionario sottoposto agli iscritti si chiedeva anche di dare un valore alle ore dedicate agli adempimenti fiscali, mettendole in rapporto con le tariffe praticate. Ne è venuto fuori un valore medio di 56 euro per i titolari e 30 euro per i collaboratori. Negli studi individuali il valore dell’ora del titolare è più basso (47 euro) rispetto a quello che si registra per gli studi associati (77), mentre nel caso degli studi più grandi si arriva fino a 103 euro ad ora.
La ricerca della FNC, infine, ritorna anche sui costi sostenuti dai commercialisti per l’invio del nuovo spesometro nello scorso autunno, già resi noti in dicembre (si veda “Spesometro, per gli studi una perdita di 1.600 euro” dell’8 dicembre 2017). Il 97,6% del campione (in questo caso oltre 7 mila soggetti) ha dichiarato di avere effettuato almeno un invio. L’83,8% di questi ha sostenuto costi aggiuntivi di adeguamento del software dedicato agli adempimenti e l’85% ha dichiarato di avere speso fino a 500 euro.
Ben più sensibili, invece, le differenze sugli spesometri fatturati ai clienti, sia per tipologia di studio che per area territoriale: a fronte di un 61,8% di spesometri fatturati dagli studi individuali, gli studi associati arrivano al 79%. Quanto, invece, alle forbici territoriali: si va dal 41,4% di spesometri fatturati al Sud, al 67,5% del Centro e all’81,1% del Nord, per una media nazionale pari a 66,3%. Il 33,7%, quindi, non ha fatturato né fatturerà il nuovo adempimento ai clienti dello studio.