Raccomandato il procedimento fondato su analisi di partenza, strategie, manovra finanziaria, action plan e dati prospettici
Il CNDCEC ha presentato ieri il documento “Principi per la redazione dei piani di risanamento”, a cura di AIDEA, ANDAF, APRI e OCRI, con la condivisione del Gruppo di Lavoro Area procedure concorsuali del CNDCEC (si veda anche “Foschi: «Documento utile anche nei processi di riorganizzazione aziendale»” di oggi).
Il documento è destinato a costituire un punto di riferimento per i consulenti incaricati dal debitore, ma anche per ogni altro soggetto interessato dal progetto di superamento della situazione di crisi aziendale, presentandosi quale fonte informativa ulteriore – e, ove possibile, di sintesi – a corredo di precedenti guide di derivazione professionale (ad esempio, la “Guida al Piano Industriale” di Borsa Italiana e le “Linee Guida alla redazione del Business Plan” del CNDCEC).
I principi devono, pertanto, intendersi come indicativi delle migliori pratiche di redazione dei piani di risanamento, e non come precetti assoluti: gli effetti del contenuto del piano dipenderanno, infatti, da una serie di circostanze, quali la strategia alla base del risanamento, il tempo e le risorse manageriali, le informazioni disponibili, la tipologia del business, i possibili effetti fiscali per il debitore e i creditori.
La struttura dei principi è molto articolata, in quanto affronta inizialmente alcuni aspetti generali del piano (natura, obiettivi, redazione, contenuto, forma e processo di elaborazione), per poi soffermarsi sui profili essenziali del procedimento di predisposizione del progetto di risanamento:
– il quadro di partenza;
– la strategia di risanamento e il relativo impatto specifico;
– la manovra finanziaria, con particolare riferimento a obiettivi, patrimonio netto, debito e gestione della fiscalità;
– l’action plan;
– i dati prospettici;
– l’esecuzione e il monitoraggio del piano.
La descrizione del quadro generale di partenza è particolarmente rilevante, poiché riguarda lo svolgimento di attività preliminari fondamentali per un adeguato sviluppo del piano, come la descrizione dell’azienda e dell’attività, le strategie applicate e in atto, l’organizzazione, l’analisi del business (prodotto, servizio, settore e mercato), la tecnologia impiegata e la diagnosi della crisi. Sotto quest’ultimo profilo, i principi segnalano l’utilità, oltre all’impiego dell’analisi di bilancio, di un confronto tra i valori alla data di formazione del piano, quelli di periodi precedenti e i dati medi di settore, se disponibili: è opportuno evidenziare l’ammontare dei debiti scaduti, le eventuali perdite di importanti clienti e fornitori, le riduzioni di personale e le interruzioni dell’attività produttiva.
La strategia di risanamento è illustrata dai principi in relazione all’identificazione delle linee strategiche, all’assetto industriale e finanziario: il corrispondente impatto specifico è presentato sotto i profili maggiormente significativi, come la vendita e la commercializzazione, la produzione, l’organizzazione e il personale, gli investimenti e i disinvestimenti.
La sezione relativa ai dati prospettici si occupa degli aspetti riguardanti la parte quantitativa del piano, come il modello economico, finanziario e patrimoniale previsionale (e la sottostante scansione temporale), la forma e il contenuto del conto economico, dello stato patrimoniale e del piano finanziario, nonché il piano di tesoreria e le analisi di sensitività, ovvero le verifiche di solidità dei risultati attesi (c.d. stress test).
I principi analizzano, inoltre, il ruolo dei consulenti, con particolare riguardo all’advisor industriale-strategico e a quello finanziario.
È altresì dedicato uno specifico approfondimento ai piani di risanamento nei gruppi di imprese, con peculiare riguardo alle seguenti tematiche:
– le modalità di predisposizione del piano;
– la definizione del perimetro di gruppo e le tecniche di consolidamento;
– la situazione di partenza e la ricognizione delle relazioni contrattuali;
– l’analisi dell’assetto partecipativo del gruppo e le opportunità di semplificazione;
– i rapporti economici, finanziari e patrimoniali;
– il piano di risanamento consolidato e la sua ripartizione tra le singole società del gruppo.
Sono pure esaminate le criticità dei piani sottostanti agli accordi di ristrutturazione dei debiti (art. 182-bis L. fall.) e ai concordati preventivi con continuità aziendale (art. 186-bis del RD 267/42).
Per rendere il framework dei “Principi per la redazione dei piani di risanamento” compatibile con tutte le imprese, nel documento è, infine, inserita una parte speciale, nella quale è definito il perimetro di applicazione di tali linee guida alle diverse categorie aziendali. Sono presenti delle tavole sinottiche che individuano l’applicabilità generale, o con modifiche, oppure la non applicabilità dei contenuti generali per le micro, piccole e medie imprese, come individuate dalla Raccomandazione della Commissione UE 2003/361/CE.