CNDCEC e ANC, in audizione sul correttivo fiscale, chiedono nuove misure per rendere più attrattivo l’istituto

Di Savino GALLO

Per una massiccia adesione al concordato preventivo biennale, bisogna aumentare gli incentivi, introducendo delle misure che diano certezza sui benefici riconosciuti a chi decide di avvalersi di tale strumento. Un concetto che i commercialisti ripetono da tempo e che è stato ribadito anche dinanzi alle Commissioni Finanze riunite di Camera e Senato, nell’ambito delle audizioni sul correttivo fiscale.

Ieri sono stati ascoltati i rappresentanti dell’Associazione nazionale commercialisti, mentre questa mattina sarà la volta del Consiglio nazionale, che ha anticipato alla stampa il documento che verrà depositato in Parlamento. “Sul concordato preventivo – ha spiegato il Tesoriere del CNDCEC, Salvatore Regalbuto – proponiamo una tassazione flat sul reddito incrementale concordato rispetto a quanto dichiarato l’anno precedente all’ingresso nel regime. Si tratta di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e relative addizionali, con aliquota del 10% per i contribuenti «affidabili» fiscalmente, con punteggio ISA da 8 a 10, del 12% per i soggetti con «pagella» tra il 6 e l’8 e del 15% per i soggetti meno «affidabili», con voto inferiore a 6”.

Secondo i commercialisti, la “tassa piatta” può consentire di aderire al concordato anche a chi riceve “proposte con redditi concordatari consistenti, come accade in particolare ai contribuenti meno «affidabili» fiscalmente, mitigando così gli esiti degli ISA che, per loro natura, essendo basati su elaborazioni statistiche di larga scala, talvolta non colgono pienamente le peculiarità dell’attività del contribuente”. In più, si chiede di introdurre una soglia in valore assoluto di 25 mila euro, al di sotto della quale non sia possibile l’attività accertativa, e l’estensione ai forfetari della copertura integrale dagli accertamenti presuntivi già riconosciuta ai soggetti che applicano gli ISA. Tale copertura, per i soggetti ISA, “deve valere anche ai fini IVA e a prescindere dal punteggio ISA ottenuto negli anni di vigenza del concordato”.

Quanto, invece, al calendario fiscale, il Consiglio nazionale propone di portare a regime, per i soggetti IVA, il termine del 31 luglio per i versamenti risultanti dalle dichiarazioni, in modo da evitare l’eventuale concessione di proroghe a ridosso della scadenza del 30 giugno. Da ampliare a 60 giorni, inoltre, il termine per il versamento delle somme richieste a seguito del controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni e della liquidazione dei redditi soggetti a tassazione separata.