Per un adeguato assetto, sulla base di tali situazioni vengono calcolati indici e margini al fine di comprendere lo stato di salute dell’impresa

Di Fabrizio BAVA e Alain DEVALLE

Un’impresa, al fine di prevenire tempestivamente la crisi, deve dotarsi di assetti che siano in grado di “rilevare eventuali squilibri di carattere patrimoniale o economico-finanziario, rapportati alle specifiche caratteristiche dell’impresa e dell’attività imprenditoriale svolta dal debitore” (art. 3 comma 3 lett. a) del DLgs. n. 14/2019).

Dal punto di vista operativo per le imprese (e di conseguenza per gli organi di controllo) non è così agevole definire un assetto che sia coerente con quanto richiesto dal Codice della crisi e dell’insolvenza.
A seguito, infatti, delle numerose modifiche che si sono succedute nella travagliata riforma della legge fallimentare, nella versione in vigore non è vi è più il rinvio agli indicatori di crisi (c.d. indici di allerta) emanati dal Consiglio nazionale dei dottori commerciali e degli esperti contabili che, di fatto, non hanno mai trovato applicazione (sono stati eliminati prima che entrassero in vigore).

Sebbene fossero state sollevate diverse critiche agli indici di allerta, essi rappresentavano un elemento di certezza estremamente utile per identificare gli indicatori da monitorare quali segnali di crisi. Non potendo applicare le indicazioni previste in tale documento, la rilevazione degli squilibri è demandata alla “sensibilità” di ciascuna impresa che dovrà identificare una serie di parametri utili per comprendere eventuali situazioni critiche.

Il processo logico prevede che l’impresa identifichi indicatori che permettano di monitorare gli equilibri che diventeranno squilibri qualora la situazione, ad esempio economica, peggiorasse. Del resto, è come se si andasse a sottoporsi agli esami del sangue per sentirsi dire che c’è qualcosa che non va: l’obiettivo è prevenire eventuali situazioni di pericolo se ci fossero indicatori non allineati alla normalità.
In questo scenario, quindi, l’impresa deve identificare dei parametri (es. indici, margini, ecc.) in grado di misurare lo stato di salute dell’impresa. Tali indicatori si calcolano generalmente su dati consuntivi e ciò comporta l’esigenza (non scontata nelle imprese di modeste dimensioni) di disporre di situazioni contabili periodiche per poter effettuare i calcoli e la loro interpretazione.

La predisposizione di bilanci periodici (anche limitatamente agli schemi quantitativi, cioè senza la Nota integrativa) non è un prassi così diffusa nelle PMI, ma dovrà diventare uno “standard”.
La redazione di una situazione periodica implica la determinazione di ammortamenti, del valore delle rimanenze e degli “accertamenti” di periodo più rilevanti. Tale processo deve essere tempestivo perché avrebbe poca utilità disporre di una situazione al 30 giugno a fine ottobre.

La periodicità aumenterà alla presenza di segnali che indicano che la situazione sta peggiorando: ad esempio, se un’impresa ha una buona capacità economica ed è in equilibrio finanziario e non ci sono particolari segnali di difficoltà, a nostro parere, l’analisi almeno semestrale di tali indicatori può essere sufficiente.
In presenza però di segnali di difficoltà (es. calo di fatturato o mancati incassi), la periodicità dovrà essere aumentata (ad esempio trimestrale) e se la situazione non migliorasse occorrerà utilizzare strumenti diversi (lett. b) dell’art. 3 comma 3, che richiede la verifica della continuità aziendale).

È pertanto possibile identificare dei primi tasselli importanti per definire un adeguato assetto: un’impresa deve individuare un processo che porti alla redazione di situazioni periodiche sulla base delle quali vengono calcolati indici e margini al fine di comprendere lo stato di salute dell’impresa.

Tale processo deve essere continuativo e nel momento in cui gli indicatori peggiorano (da “verdi” diventano “arancioni”) l’impresa deve verificare se si tratta di situazioni temporanee o di situazioni che possano implicare difficoltà future ed eventualmente, nel secondo caso, assumere iniziative idonee.
Tale processo di analisi dei dati deve essere formalizzato nell’ambito di consigli di amministrazione della società. La situazione è più “complessa” nel caso di società con amministratore unico in cui il libro delle determine è spesso molto “scarno”, ma è importante lasciare traccia delle attività che si svolgono perché potrebbero tornare utili.