È essenziale investire il tempo necessario ad acquisire le informazioni in grado di influenzare le decisioni e le stime prospettiche

Di Fabrizio BAVA e Alain DEVALLE

Negli ultimi anni il piano industriale (o business plan) sta assumendo un ruolo sempre più rilevante anche tra le piccole e medie imprese, tradizionalmente poco inclini ad investire in tale strumento di pianificazione di medio-lungo periodo. Le ragioni sono molteplici e derivano sia da numerose modifiche normative, sia dal contesto competitivo.

Si pensi, lato impresa, all’esigenza di dotarsi di un assetto organizzativo adeguato ai sensi dell’art. 2086 c.c., ovvero tale da consentire la rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, così come alla recente introduzione della composizione negoziale della crisi d’impresa, la disciplina relativa alle procedure di ristrutturazione del debito e, da ultimo, la prossima entrata in vigore del Codice della Crisi.

Nei casi di imprese che presentano squilibri di gestione, si parla di “piano di risanamento”, ma si tratta pur sempre di un piano industriale. Ma la spinta maggiore verso tale strumento viene forse dal sistema bancario, considerato che sempre più di frequente è richiesto un piano industriale alle imprese che si rivolgeranno ad un istituto di credito per la richiesta di un finanziamento. Le linee guida dell’European Banking Autority (EBA) richiedono infatti alle banche, per quanto riguarda la valutazione del merito creditizio, di valutare i piani industriali delle imprese come strumento prioritario per verificare la sostenibilità del debito a medio lungo termine in concessione. A ciò si devono aggiungere le peculiarità del contesto competitivo attuale, caratterizzato da sempre maggiore competitività, contrazione dei margini aziendali, maggiore volatilità e, quest’anno, dalle complicazioni prodotte dal contesto geo politico e dall’incremento dell’inflazione, elementi che rendono sempre più rilevante una “navigazione” non a vista ma guidata da un piano industriale, che deve essere costantemente aggiornato al fine di “mantenere la rotta” prestabilita.

È quindi importante che le imprese e i loro consulenti (tale contesto rappresenta anche un’opportunità per i dottori commercialisti) siano in grado di predisporre piani industriali ragionevoli, sia per supportare il processo decisionale interno, sia per ottenere e mantenere nel tempo la fiducia dei propri stakeholder, in primis, gli istituti di credito.

Sulla base di tali considerazioni, è opportuno approfondire quali informazioni è meglio che presentino i business plan delle imprese al fine di poter essere ragionevoli, cioè consentire di predisporre stime il più possibile attendibili e motivabili dell’andamento prospettico dell’impresa.

Si tratta di indicazioni che possono essere utili nella prospettiva sia del redattore del piano e dei suoi consulenti, al fine di predisporre piani affidabili, sia nell’ottica dell’analista esterno, che può considerare tali contenuti una sorta di check list di verifica per la valutazione dell’affidabilità del piano. Va ricordato che il contenuto di un piano industriale non è disciplinato da norme di legge, trattandosi di uno strumento e, pertanto, nonostante esistano numerose pubblicazioni su tale tematica, il contenuto deriva da prassi e, naturalmente, cambierà a seconda della dimensione e complessità dell’imprese, nonché in relazione alla finalità per cui viene redatto.

Nonostante ciò, è però certamente possibile identificare delle caratteristiche e dei contenuti minimi che, se presenti, incrementano la probabilità di riuscire a predisporre dati prospettici affidabili e, conseguentemente, la probabilità di ottenere l’auspicato supporto da parte dei destinatari esterni del documento.

Talvolta, in modo particolare le parti descrittive del piano, che precedono gli schemi di bilancio previsionali, vengono sminuite e considerate quasi un “riempitivo”, strumentali a consentire di raggiungere una certa dimensione in termini di pagine. È invece importante saper sempre rispondere alla domanda: per quale ragione ho inserito tali informazioni nel piano? La parte descrittiva ha infatti lo stesso ruolo delle fondamenta di un’abitazione, senza cui non può stare in piedi.

Si ricorda che è impossibile eliminare la volatilità delle previsioni, ma se l’obiettivo è incrementare al massimo la probabilità di riuscire a predisporre stime affidabili, è essenziale investire il tempo necessario ad acquisire le informazioni in grado di influenzare le decisioni e le stime prospettiche.

Alcune parti descrittive del piano, inoltre, assumono un ruolo di tipo comunicativo, nel senso che devono consentire a chi non conosce l’impresa e la sua storia, di comprendere che cosa di buono è stata in grado di fare l’impresa, perché la capacità di ottenere risultati in futuro non può che dipendere da ciò che si è già dimostrato di essere riusciti a fare nel passato.