La richiesta è stata avanzata ieri nel corso di un’audizione. Secondo i commercialisti, servono termini più ampi anche per l’ACE innovativa

Di Savino GALLO

In considerazione delle “notevoli complessità che assistono la presentazione delle dichiarazioni dei redditi, ancor più aggravate quest’anno dalle numerose informazioni aggiuntive che il contribuente è tenuto a fornire”, il termine per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi per i soggetti che intendono usufruire del contributo a fondo perduto a conguaglio, fissato al 10 settembre 2021, andrebbe differito al 31 ottobre.

La richiesta arriva dal Consiglio nazionale dei commercialisti, ascoltato ieri in audizione sul decreto “Sostegni-bis” dalla Commissione Bilancio della Camera. Nel corso dell’audizione, i rappresentanti del CNDCEC si sono soffermati sulle varie tipologie di contributo a fondo perduto previste dal provvedimento e, in particolare, sul contributo perequativo a conguaglio, disciplinato dall’art. 1, commi da 16 a 27.

Ai sensi del comma 23, il contributo è erogato dall’Agenzia delle Entrate su istanza del contribuente da presentarsi, a pena di decadenza, entro trenta giorni dalla data di avvio della procedura telematica a tal fine prevista, mentre il successivo comma 24 stabilisce che può essere richiesto solo se la dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2020 è presentata entro il 10 settembre 2021 (si veda “Col decreto Sostegni-bis arriva un nuovo contributo a fondo perduto” del 21 maggio).

“Pur riconoscendo – hanno spiegato i commercialisti – la volontà di conciliare le esigenze di celerità nell’erogazione dei contributi con quelle di controllo delle istanze presentate, il termine attualmente previsto è assolutamente inadeguato”. Non solo perché cade “troppo a ridosso della pausa estiva”, ma anche perché “non tiene conto della complessità” dell’adempimento, dato che nei modelli andranno inserite tutte le informazioni relative alle molteplici misure agevolative introdotte lo scorso anno, che “impattano tanto sui quadri di determinazione del reddito, quanto su quello relativo al monitoraggio dei crediti d’imposta nonché sul prospetto relativo agli aiuti di Stato”.

In alternativa al differimento della scadenza, i commercialisti propongono di “allargare la finestra temporale per la presentazione dell’istanza da 30 a 120 giorni e di modificare la condizione di presentare la dichiarazione dei redditi entro il 10 settembre nella mera previsione di presentazione di quest’ultima prima dell’invio dell’istanza”. Una soluzione, quest’ultima, che “garantirebbe che i controlli automatici dell’Agenzia delle Entrate prima del pagamento del contributo siano comunque salvaguardati”.

Nel corso dell’audizione di ieri, è stato inoltre richiesto di “valutare l’opportunità di introdurre a regime la facoltà di rateizzare le imposte dovute in autoliquidazione risultanti dalle dichiarazioni presentate, analogamente a quanto ormai previsto per la quasi totalità dei versamenti dovuti in seguito ai controlli dell’ente impositore”.

Per i versamenti oggetto di sospensione fino al 30 giugno, è necessario “prevedere anche per i contribuenti con piani di dilazione in essere all’8 marzo 2020 la possibilità di riprendere i versamenti delle rate in scadenza dal prossimo mese di luglio, senza obbligo di saldare le rate pregresse scadute nel periodo di sospensione, con conseguente prolungamento automatico del piano di dilazione per un corrispondente periodo”.

Con riferimento all’“ACE innovativa”, che prevede per la variazione in aumento fino a 5 milioni di euro del capitale proprio delle società nel 2021 rispetto a quello esistente alla chiusura del periodo d’imposta precedente un incremento al 15% dell’aliquota per il calcolo del rendimento nozionale del nuovo capitale investito (rispetto al coefficiente ordinario di remunerazione dell’1,3%), secondo i commercialisti andrebbe “esteso l’ambito temporale di applicazione anche al periodo di imposta 2022”.

Allo stesso tempo, l’aumento da 700 mila a 2 milioni del limite annuo dei crediti utilizzabili in compensazione, contemplato dall’art. 22 del decreto per il solo anno 2021, dovrebbe valere anche per gli anni successivi.

Inoltre, si chiede di aumentare le coperture finanziarie destinate al credito d’imposta (nella misura del 30%) per le spese sostenute tra giugno e agosto 2021 per la sanificazione e l’acquisto di dispositivi di protezione individuale. Secondo i commercialisti, come già dimostrato da simili provvedimenti varati nei mesi scorsi, lo stanziamento di 200 milioni non basterà a fare fronte alle richieste che verranno presentate.