La chiusura del bilancio si preannuncia complessa e richiede valutazioni di opportunità perché l’applicazione delle misure è in molti casi una facoltà

Di Fabrizio BAVA e Alain DEVALLE

Il 2020 è stato un anno difficile per molte imprese, colpite duramente, anche se in modo differenziato tra i diversi settori, dagli effetti negativi della pandemia.

La redazione del bilancio di un’impresa in crisi presenta specifiche peculiarità per via di due contrapposte esigenze. Da un lato, quella di porre in essere politiche di massimizzazione del risultato, pur nel rispetto delle norme di legge e dei principi contabili, dall’altro, quella di verificare l’eventuale necessità di svalutare attività quali le immobilizzazioni, in presenza di perdite durevoli di valore, così come crediti scaduti o rimanenze di magazzino.

Nel corso del 2020, inoltre, il legislatore è intervenuto attraverso numerose norme ad hoc, al fine di ridurre gli effetti negativi della pandemia e salvaguardare la continuazione dell’attività.
Dei numerosi interventi normativi, alcuni riguardano direttamente la disciplina del bilancio, come la norma che consente la non iscrizione fino al 100% degli ammortamenti, altri producono riflessi sul bilancio, come nel caso delle moratorie.

La chiusura del bilancio 2020, pertanto, si preannuncia complessa e richiede, preliminarmente, alcune valutazioni di opportunità, in quanto l’applicazione delle norme introdotte è in molti casi una facoltà (non iscrizione degli ammortamenti, rivalutazione dei beni d’impresa, deroga sulla continuità).

Il primo effetto negativo della pandemia, e del conseguente lockdown, è stato un calo, seppur differenziato tra i settori e tra le stesse imprese, dei ricavi delle vendite e delle prestazioni di servizi.
La contrazione dei ricavi impatta negativamente in prima battuta sull’equilibrio economico, a causa della mancata contrazione (o meglio contrazione limitata, grazie ai benefici della cassa integrazione) dei costi fissi, causando perdite di gestione nel 2020 per moltissime imprese.
Tali perdite impattano negativamente sulla solidità patrimoniale, spesso già modesta nel contesto italiano caratterizzato da piccole e medie imprese famigliari.
La contrazione del patrimonio netto rischia di provocare la perdita del capitale sociale, facendo sorgere la causa di scioglimento.
Non bisogna poi dimenticare che la contrazione dei ricavi provoca anche un peggioramento dell’equilibrio finanziario, rischiando, nei casi più gravi, di compromettere la continuazione dell’attività dell’impresa.

Il legislatore, attraverso numerosi interventi, ha cercato di contenere tali effetti negativi sugli equilibri d’impresa.

Sulla contrazione dei ricavi, l’intervento principale è stato quello della concessione dei contributi a fondo perduto. Seppur con i limiti del caso, tali contributi costituiscono ricavi che compensano il minor fatturato.
Alcuni interventi normativi hanno riguardato i costi fissi delle imprese, come la previsione di crediti d’imposta sulle locazioni, ma soprattutto la generalizzata e discussa normativa che consente di non iscrivere fino al 100% degli ammortamenti delle immobilizzazioni materiali ed immateriali.

Per quanto riguarda, invece, l’equilibrio patrimoniale, è stata riproposta la legge di rivalutazione monetaria in una forma particolarmente vantaggiosa da diversi punti di vista.

Può però accadere che gli effetti di tali norme non siano sufficienti a evitare alle imprese di chiudere il bilancio con perdite di gestione tali da far perdere il capitale sociale.
Sono così state temporaneamente sospesi l’obbligo di ricapitalizzazione e l’insorgere della causa di scioglimento (la L. 178/2020, legge di bilancio 2021, inoltre, ha concesso cinque anni di tempo per la ricostituzione del capitale sociale).
Sul versante dell’equilibrio finanziario, invece, sono state introdotte importanti moratorie, la cui durata è stata estesa al 30 giugno 2021.

Infine, per quelle imprese non in grado di eliminare le incertezze sulla prospettiva della continuazione dell’attività, è stata prevista una deroga ex lege volta a consentire di applicare i criteri di valutazione ordinari nel bilancio.

Tutte le norme citate producono effetti sul bilancio dell’esercizio 2020 e un focus sull’adeguatezza dell’informativa da riportare nella Nota integrativa.

Le numerose novità del bilancio saranno analizzate in modo approfondito nel percorso in formato webinar “Bilancio 2020 e norme «ad hoc» per contrastare gli effetti negativi della pandemia”, che avrà inizio il prossimo 9 febbraio.