Ha un ruolo importante la capacità di produrre cassa sufficiente a sostenere l’impegno finanziario legato alla restituzione dei capitali ottenuti a prestito

Di Fabrizio BAVA e Alain DEVALLE

La contrazione dei fatturati a causa della pandemia ha causato, anche per effetto degli interventi del Governo che hanno agevolato l’accesso al credito, un incremento dell’indebitamento per molte imprese.
Se per le imprese un corretto livello di indebitamento fisiologico a effettuare investimenti è da valutare positivamente, nel 2020, in molti casi, si è trattato di un indebitamento volto unicamente alla salvaguardia della continuazione dell’attività. L’utilizzo dei finanziamenti a medio-lungo per finanziare il circolante potrebbe originare difficoltà da parte delle imprese quando dovranno iniziare a rimborsare il capitale.

Il tema del giusto livello di indebitamento è complesso e non è possibile trattarlo in poche righe. Si possono però fare alcune considerazioni rilevanti al fine di identificare i principali aspetti che devono essere tenuti in considerazione.

Sotto il profilo economico, il noto “effetto leva” dimostra che un’impresa in crescita ha convenienza a incrementare l’indebitamento per effettuare investimenti fino a quando il rendimento dei capitali investiti nell’attività operativa è superiore al costo dell’indebitamento (ROI > ROD). Si tratta però di una strada che nasconde pericoli, infatti più si incrementa l’indebitamento finanziario, maggiore sarà il rischio finanziario, in quanto l’effetto leva si basa sull’irrealistica assunzione della costanza (o crescita) del ROI.

Non è inoltre quasi mai possibile raggiungere tale livello di indebitamento, in quanto il soggetto finanziatore nel valutare il merito creditizio considera anche il profilo patrimoniale e quello finanziario. Nel valutare la solidità patrimoniale, ad esempio, si ritiene che non debba essere superato un rapporto 1 a 3, per ogni euro di capitale di rischio, si dovrebbero chiedere al massimo 3 euro di debiti finanziari (e si tratta già di un elevato indebitamento). Questo rappresenta un primo vincolo all’indebitamento di cui tenere conto nel valutare la dimensione degli investimenti e le connesse fonti di finanziamento a cui ricorrere.

Infine, assume naturalmente un ruolo fondamentale, nel definire il livello massimo di indebitamento di un’impresa, la capacità di produrre cassa sufficiente a sostenere l’impegno finanziario connesso alla restituzione dei capitali ottenuti a prestito nel periodo contrattualmente previsto. Ed è proprio qui che si evidenza il rischio dei “finanziamenti COVID”.

Mentre l’utilizzo dei finanziamenti per effettuare investimenti pone le basi per incrementare la capacità di produrre flussi di cassa, l’utilizzo per la gestione del circolante (es. pagamento fornitori e IVA) non incrementa la capacità di creare cassa. La stima puntuale della sostenibilità della rata del finanziamento richiede il calcolo del debt service cover ratio (DSCR). La sua determinazione comporta la stima dei flussi di cassa prospettici. Generalmente, si individua il flusso di cassa libero (free cash flow), per verificare se è capiente rispetto al rimborso dei debiti finanziari e agli oneri finanziari che la società deve sostenere nel medesimo arco temporale.

Una modalità semplificata è rapportare la PFN (posizione finanziaria netta, nelle piccole e medie imprese possiamo sostituire in genere la PFN con l’indebitamento finanziario) e l’EBITDA prospettici. Il numeratore indica l’impegno finanziario e il denominatore la stima della capacità potenziale dell’impresa di creare cassa. In genere, nelle analisi finanziarie si considera che tale rapporto non dovrebbe essere superiore a 4, ma è soltanto un’indicazione di massima, che occorre coordinare anche con la durata dell’indebitamento.
La coerenza tra capacità di creare extra cassa e impegni finanziari connessi ai finanziamenti costituisce pertanto una terza limitazione all’incremento dell’indebitamento dell’impresa.

Con l’avvicinarsi della chiusura dei bilanci dell’esercizio 2020 è importante che le imprese e i loro consulenti affrontino tali tematiche, al fine di far sì che il supporto finanziario ottenuto nel 2020 che ha costituito un importante strumento di sostegno della gestione delle imprese non rischi di trasformarsi in uno strumento di rinvio e persino, in alcuni casi, causa dell’aggravamento dello stato di crisi.