Il Governo non concede la proroga dei versamenti al 30 settembre. Consiglio nazionale e sindacati valutano azioni di protesta

Di Redazione EUTEKNE

La decisione del Governo di non prorogare ulteriormente il termine dei versamenti relativi a dichiarazione dei redditi e IRAP 2020 per i soggetti ISA e i forfetari, in scadenza oggi (senza la maggiorazione dello 0,40%), ha provocato reazioni indignate da parte dei commercialisti, che si sono detti pronti a “valutare azioni di protesta”.

Lo scrivono, in un comunicato congiunto diffuso nel fine settimana, il Consiglio nazionale e le associazioni sindacali di categoria (ADC, AIDC, ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC, UNAGRACO, UNGDEC, UNICO), che non escludono l’indizione di un nuovo sciopero dopo quello dello scorso autunno. “Una reazione inevitabile – commentano – davanti al consueto muro di gomma eretto dall’Esecutivo nei confronti dei commercialisti italiani, delle loro richieste, del loro senso di responsabilità messo quotidianamente al servizio del Paese”.

In queste settimane, infatti, gli appelli per l’ulteriore spostamento della scadenza al 30 settembre si sono via via moltiplicati. I rappresentanti della categoria sono convinti che la proroga di 20 giorni disposta via DPCM (dal 30 giugno al 20 luglio) non fosse sufficiente per andare incontro alle esigenze sia dei contribuenti che degli studi professionali.

“Non consentire con il rinvio dei versamenti una boccata d’ossigeno a realtà in gravissima crisi di liquidità può tramutarsi in una scelta dissennata, che rischia di tagliare le gambe a chi sta faticosamente tentando di rimettersi in piedi, rendendo concreto l’allarme per un’emergenza sociale che in autunno potrebbe assumere aspetti preoccupanti”.

Quanto, invece, ai professionisti, CNDCEC e sindacati hanno voluto ancora volta ricordare che “gli adempimenti straordinari legati alla emergenza coronavirus e le limitazioni lavorative per dipendenti e collaboratori degli studi professionali derivanti dalle misure anti-contagio hanno sottratto il tempo necessario per la predisposizione delle dichiarazioni e per determinare gli importi dei versamenti del 20 luglio. I nostri studi sono pertanto in una situazione di grande difficoltà che è colpevole ignorare e che si somma alle gigantesche difficoltà economiche che sta vivendo il Paese”.

Quella di spostare i versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e IRAP 2020 rappresenta, dunque, una “richiesta di assoluto buonsenso”, che però non è stata ascoltata dal Governo. Durante un question time in Commissione Finanze della Camera, il Sottosegretario al MEF Alessio Villarosa ha spiegato che “l’ulteriore proroga inciderebbe sull’elaborazione delle previsioni delle imposte autoliquidate della Nota di aggiornamento al DEF, che deve essere presentata al Parlamento entro la fine del mese di settembre”.

In altre parole, i circa 8,4 miliardi di euro che si stima dovrebbero arrivare dai versamenti degli oltre 4,5 milioni di contribuenti chiamati alla cassa sono necessari. “Ci sembra davvero paradossale – continua la nota diffusa da CNDCEC e associazioni – che non si sia trovato il modo, in un periodo di eccezionale emergenza come quello attuale e nell’ambito di manovre che hanno impegnato oltre 80 miliardi di euro in pochi mesi, di garantire la cassa sufficiente per disporre una proroga dei versamenti analoga a quella concessa lo scorso anno, per dare maggior respiro ai contribuenti in affanno”.

“Siamo per altro convinti –concludono – che il Governo si stia esponendo a una magra figura, perché, tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il Governo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare”.