Un sondaggio di CNDCEC e FNC certifica le difficoltà della categoria. Miani: «Garantire ai professionisti l’accesso ai contributi a fondo perduto»
Più di un commercialista su due avrebbe i requisiti per poter accedere ai finanziamenti a fondo perduto previsti dall’art. 25 del decreto “Rilancio” che, per scelta dell’Esecutivo, sono invece preclusi ai professionisti. A certificare lo stato di grande difficoltà della categoria, rendendo ancor meno comprensibile la scelta dell’Esecutivo di escludere il comparto dal beneficio, è l’Osservatorio Covid-19 realizzato da CNDCEC e FNC e pubblicato ieri.
Lo studio rende noti i risultati di un sondaggio promosso nei giorni scorsi, a cui hanno risposto 1.125 iscritti. Di questi, oltre la metà (54%) ammette di aver subito un calo del fatturato nel mese di aprile superiore a un terzo rispetto allo stesso mese del 2019: per il 35% si è trattato di una riduzione superiore a 10 mila euro, mentre un altro 27% dichiara perdite comprese tra i 5 e i 10 mila euro.
Circa un commercialista su tre (34%) ha fatto richiesta per ottenere l’indennità di 600 euro prevista dal decreto Cura Italia per il mese di marzo, dato che combacia con il numero effettivo di richieste pervenute alle due Casse di previdenza di categoria. C’è, dunque, circa un 20% di iscritti che, pur avendo subito un consistente calo del fatturato, si vedrà precluse tutte le misure di sostegno messe in campo dal Governo: né le indennità (già erogate a marzo e previste anche per aprile e maggio), evidentemente perché non rientranti nei limiti di fatturato contemplati dalla norma, né il contributo a fondo perduto, da cui tutti i professionisti sono stati esclusi.
“I dati che emergono da questo sondaggio – ha commentato Massimo Miani, Presidente del CNDCEC – certificano inequivocabilmente la condizione di sofferenza della categoria, ma anche il fatto che una fetta molto rilevante di quanti dichiarano perdite significative rimane tagliata fuori non solo dall’accesso ai contributi a fondo perduto, incredibilmente inibito dal DL Rilancio a tutti i professionisti, ma anche dal bonus 600 euro”.
Per questo, il Consiglio nazionale di categoria continua a ripetere che “la politica sta colpevolmente sottovalutando la situazione che stanno vivendo commercialisti e professionisti in generale. Bisogna garantire ai professionisti ordinistici un trattamento uguale a quello riservato alla imprese”.
La seconda parte del sondaggio è relativa alla situazione che vivono le imprese. Quasi la metà dei rispondenti dichiara di avere tra i suoi clienti molti (35,2%) o moltissimi (14%) soggetti che hanno registrato un calo di fatturato e corrispettivi superiore al 33% a marzo o aprile e che, di conseguenza, potranno beneficiare della sospensione dei versamenti di cui all’art. 18 del decreto “liquidità”.
Significativa anche la percentuale di commercialisti che assiste imprese con i requisiti per poter beneficiare dei contributi a fondo perduto. Il 38% dichiara di assisterne “abbastanza”, il 29,5% “molti”, quasi il 10% “moltissimi”.
Alcune imprese non riapriranno i battenti. Quasi un commercialista su tre crede che circa il 5% delle aziende clienti non riprenderà la sua attività; uno su sei ritiene probabile la chiusura del 10% delle imprese che assiste; quasi uno su dieci (9%) si aspetta che fino al 30% dei clienti decida di non proseguire.
Tra le principali ragioni che indurranno le imprese a fermare la propria attività la carenza di liquidità, l’eccessiva onerosità dei protocolli di sicurezza e il rischio penale connesso alla possibilità di contagio.