In arrivo le coperture finanziarie per le richieste di marzo. Dal nuovo DL le risorse per i bonus di aprile
In attesa dell’arrivo del decreto “maggio”, MEF e Ministero del Lavoro si sono mossi per coprire finanziariamente le richieste di indennità di 600 euro avanzate dai professionisti ordinistici per il mese di marzo. Dovrebbe essere stato firmato nei giorni scorsi, infatti, il decreto interministeriale con cui vengono stanziati ulteriori 80 milioni sul fondo dedicato ai professionisti, che inizialmente ammontava a 200 milioni.
Nello specifico, si tratterebbe di una riallocazione delle risorse già previste dal decreto Cura Italia, che all’art. 126 autorizza il MEF, sentiti i Ministeri competenti, a rimodulare con propri decreti i fondi destinati ai singoli provvedimenti, ad invarianza di effetti sui saldi finali. In questo caso, la riallocazione era necessaria, perché i 200 milioni inizialmente stanziati (presi dal fondo di 300 milioni per il reddito di ultima istanza, di cui all’art. 44 del decreto Cura Italia) si sono rilevati insufficienti a coprire tutte le richieste arrivate: per il solo mese di marzo sono state circa 480 mila istanze, quasi 150 mila in più rispetto a quelle coperte dai 200 milioni.
In mancanza di copertura, diverse Casse hanno bloccato i pagamenti, con la conseguenza che, ad oggi, ancora molti professionisti non sono riusciti ad accedere al beneficio. Situazione che dovrebbe essere risolta proprio con il decreto interministeriale in arrivo, che dunque permetterebbe a tutti i richiedenti di ricevere i 600 euro.
Quanto, invece, all’eventuale indennità relativa al mese di aprile, la bozza del decreto “maggio” porta da 300 a 800 milioni l’ammontare del fondo per il reddito di ultima istanza (da cui, come detto, sono stati presi i soldi per le indennità di marzo). Le coperture finanziarie per un ulteriore bonus, quindi, ci sono. Per capire, però, quanti di quei 500 milioni in più saranno riservati ai professionisti ordinistici e, soprattutto, quale sarà l’entità dell’indennità (se verranno confermati i 600 euro o se saranno aumentati) ci sarà bisogno di un ulteriore decreto interministeriale, che per forza di cose arriverà dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto “maggio”.
Intanto, la bozza del provvedimento ridefinisce i requisiti di accesso all’indennità. In base al quadro normativo attuale, oltre alle condizioni specificate nel DM 28 marzo 2020, l’art. 34 del DL 23/2020 (decreto “liquidità”) prevede che i professionisti devono intendersi non titolari di trattamento pensionistico e iscritti in via esclusiva agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria. L’introduzione del requisito dell’esclusività dell’iscrizione alla Cassa privata aveva determinato rallentamenti nell’erogazione dell’indennità perché le Casse avevano dovuto rideterminare i beneficiari; inoltre, aveva generato incertezze nell’accesso alla misura di sostegno per quei professionisti che risultavano, nel contempo, iscritti alla Gestione separata INPS (si veda “Indennità di 600 euro in arrivo anche per gli iscritti alle Casse private” del 15 aprile).
Stando alla bozza disponibile, il decreto “maggio” abroga l’art. 34 del DL liquidità e dispone che i beneficiari della prestazione, alla data di presentazione della domanda, non devono essere in alcuna delle seguenti condizioni:
– titolari di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato;
– titolari di pensione.
Ciò determinerebbe l’estensione dell’indennità anche a quei professionisti che non possono vantare un’iscrizione esclusiva all’ente previdenziale privato, ferma restando la definitiva preclusione per chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Ci sarebbe, dunque, un ampliamento della platea di beneficiari ma rimane comunque, secondo Walter Anedda, Presidente della Cassa dei dottori commercialisti, “un aspetto irrisolto. Perché ci sono – spiega – titolari di reddito da lavoro subordinato a tempo indeterminato o pensione che percepiscono importi irrisori. E lo stesso vale per tanti iscritti alle Casse nate con il sistema contributivo. Escluderli a priori mi sembra iniquo. Fare riferimento a un limite di reddito avrebbe avuto molto più senso”.
Il Presidente della Cassa ragionieri, Luigi Pagliuca, si sofferma, invece, sull’aumento dei fondi destinati ai professionisti: “È evidente che, in un momento di crisi come questo, riuscire a gestire non solo i liberi professionisti, ma un intero Paese, metterebbe a dura prova chiunque. Il fatto che – commenta – il Governo sia tornato su quanto fatto a marzo, integrando le somme, è un grosso segnale di sensibilità nei confronti dei professionisti, che rappresentano la spina dorsale del nostro sistema economico”.