Lo stop alle scadenze potrebbe valere solo per chi fattura meno di 400 mila euro. Commercialisti: “Il rinvio deve essere immediato”

Di Savino GALLO

Lo stop ai versamenti IVA, ritenute e contributi in scadenza il prossimo 16 marzo potrebbe riguardare solo i soggetti con ricavi non superiori a 400 mila euro per le prestazioni di servizi e non superiori a 700 mila euro per le cessioni di beni. Sarebbe questa l’ipotesi al vaglio del Governo, che si prepara a varare il decreto (oggi dovrebbe andare in Consiglio dei Ministri) contenente le misure fiscali per contrastare l’emergenza economica prodotta dal diffondersi dell’epidemia da COVID-19.

La sospensione dei versamenti era stata già preannunciata dal Ministro all’Economia, Roberto Gualtieri, che nel corso di un’audizione aveva parlato di misure che “posticiperanno” una serie di adempimenti fiscali e “sospenderanno” i versamenti tributari e contributivi (si veda “Sospensione di versamenti fiscali e contributivi in base al fatturato” del 12 marzo). Ieri, in serata, sono circolate le prime indiscrezioni sulla portata di un provvedimento che, secondo i commercialisti, dovrebbe essere emanato nel più breve tempo possibile.

Considerato l’approssimarsi della scadenza, il Consiglio nazionale di categoria ha chiesto di comunicare “ufficialmente e immediatamente” il rinvio dei versamenti previsti per il 16 marzo prima ancora dell’arrivo del decreto. “Siamo perfettamente consapevoli – ha spiegato Massimo Miani, Presidente del CNDCEC – della difficoltà nel mettere a punto un decreto complesso come quello al quale sta lavorando il Governo in un momento così drammatico per il Paese e per la sua economia. Ma, se per conoscere le modalità e i criteri di sospensione dei versamenti dovuti nei prossimi mesi si può tranquillamente aspettare ancora il tempo fisiologico di studio tecnico, per annunciare il differimento a nuova data di una scadenza impossibile come quella del 16 marzo basta e avanza la volontà politica di annunciarla da ora”.

Nel comunicato stampa diffuso ieri, il numero uno dei commercialisti ricorda che la richiesta di accelerare i tempi nasce dalla “situazione emergenziale nella quale si trovano ad operare le PMI ed i nostri studi in queste ore, avviando processi di smart working dove prima non c’erano e che richiedono tempi fisiologici di riorganizzazione”.

Anche per questo, oltre al rinvio delle scadenze del 16 marzo, il CNDCEC ha messo a punto, assieme a Confindustria e Rete Imprese, un pacchetto di misure fiscali presentato alcuni giorni fa all’Esecutivo (si veda “Commercialisti e imprese: «Sospendere subito versamenti e adempimenti»” dell’11 marzo). “Ci auguriamo – ha commentato Miani in proposito – che siano recepite, perché concepite per evitare crisi di liquidità a imprese, professionisti e lavoratori dipendenti. Valuteremo i provvedimenti di ampio respiro che il Governo metterà in campo, ma per adesso, già nelle prossime ore, è il momento di rassicurare i contribuenti e i professionisti sul differimento tecnico di qualche settimana delle scadenze del 16 marzo”.

Ad ogni modo, nel caso in cui l’emanando decreto dovesse, come sembra, escludere alcune categorie di contribuenti, coloro che non riusciranno a far fronte agli adempimenti dovrebbero comunque evitare l’applicazione delle sanzioni. Tanto ritiene l’Unione giovani, che cita l’art. 6 del DLgs. n. 472/97 (“Disposizioni generali in materia di sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie”), relativo alle cause di non punibilità. “Il comma 5 – spiega il sindacato in un comunicato stampa diffuso ieri – prevede testualmente che non è punibile chi ha commesso il fatto per forza maggiore. Detta causa di non punibilità si verifica, come affermazione universale, solo in presenza di eventi eccezionali, i quali determinano in modo necessario ed inevitabile il comportamento del soggetto”.

Secondo l’UNGDCEC, lo stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei Ministri il 31 gennaio, e confermato nei DPCM successivi, configurerebbe questa ipotesi, di conseguenza, va sancita “l’immediata disapplicazione delle sanzioni amministrative tributarie su tutto il territorio nazionale”.

Per questo, l’associazione sindacale auspica, prima ancora che intervenga il Legislatore, un “segnale di distensione” dell’Agenzia delle Entrate, “formalizzando fin da subito la mancata applicazione delle sanzioni per tutti i termini in scadenza, così da rasserenare professionisti ed imprese in questi giorni già pieni di incertezze e preoccupazioni”.