Dopo la chiusura di Tria all’ipotesi di applicazione facoltativa, i sindacati reagiscono: “Situazione grave, ignorati gli allarmi dei commercialisti”

Di Redazione Eutekne

Dopo il Consiglio nazionale, anche le associazioni sindacali dei commercialisti commentano in maniera critica le parole in merito agli indici di affidabilità fiscale pronunciate due giorni fa dal Ministro all’Economia Giovanni Tria. Nel suo intervento durante il question time alla Camera, il titolare del MEF ha spiegato che il Governo non ha intenzione di accogliere la richiesta, più volte avanzata dalla categoria, di rendere gli ISA facoltativi per questo primo anno, in quanto un’applicazione depotenziata finirebbe per penalizzare i contribuenti virtuosi e favorire quelli meno affidabili fiscalmente (si veda “Il Governo chiude all’applicazione facoltativa degli ISA” del 1° agosto).

“Il Ministro – scrivono in una nota stampa congiunta ADC e ANC – non ha semplicemente deciso di ignorare gli allarmi lanciati dalla categoria, ha ignorato, ed è cosa ben più grave, quanto espresso da alcuni dei Garanti dei contribuenti, i quali hanno rappresentato al Ministero le stesse preoccupazioni manifestate dalle Associazioni rispetto alla difficile applicazione degli ISA”.

Preoccupazioni riguardanti la “condizione di indeterminatezza che diventa ogni giorno più ingestibile”, anche a causa del “susseguirsi delle nuove versioni del software rilasciate dall’Agenzia delle Entrate”. L’ultima, ricordano le due associazioni, è datata 31 luglio (versione 1.0.5): continui aggiornamenti che “non permettono di avere certezza dei punteggi elaborati, con calcoli da rifare da capo ogni volta e risultati che si modificano”.

Tria, inoltre, ha parlato dell’impossibilità di ritornare agli studi di settore, perché si tratterebbe di un “passo indietro” nel percorso di “semplificazione” fiscale implementato, a suo dire, anche con il recente decreto crescita. Ma come il Consiglio nazionale, anche i sindacati guidati da Enzo De Maggio e Marco Cuchel ricordano di “non aver mai chiesto di tornare agli studi di settore. È stata chiesta semplicemente la disapplicazione per il 2018 vista l’inadeguatezza di questo strumento, le cui conseguenze non si possono far pagare alle imprese e ai professionisti intermediari”. Quanto alle presunte semplificazioni, il richiamo fatto dal Ministro a quelle contenute nel decreto crescita “è privo di fondamento e se vogliamo anche poco rispettoso della professionalità degli addetti ai lavori”.

Rimane il fatto che, considerando la pausa agostana, il 30 settembre è da considerarsi già “alle porte” e in una situazione simile la proroga dei versamenti, la cui straordinarietà “è sufficiente di per sé a dare la misura della gravità della condizione attuale”, non può essere abbastanza.

Secondo l’AIDC, la chiusura del MEF all’ipotesi di applicazione facoltativa è dovuta principalmente a ragioni di gettito (all’introduzione dello strumento sono collegati 1,3 miliardi di maggiori entrate) e questo denota la “mancanza di una visione del futuro”.

“La visione del Ministro Tria – scrive l’associazione presieduta da Andrea Ferrari – non va oltre la prossima legge di bilancio. Ed è, evidentemente, una visione oscura se, per sostenersi, ha bisogno di calpestare i diritti del contribuente”.

Alla questione ISA, si sono accompagnate l’assenza di “sostanziali interventi espansivi verso le imprese e i professionisti” e la “violazione delle elementari norme del viver civile, pur di rendere l’esazione dei tributi massima, per garantire promesse elettorali scellerate. Il miraggio di una minor tassazione non è stato mai accompagnato da una altrettanto urgente e sostanziale semplificazione del rapporto tra Stato e cittadini”.

Per questo, “c’è bisogno di una presa di coscienza che vada oltre il piccolo e malridotto recinto di dottori commercialisti. Dobbiamo andare oltre l’unità sindacale di categoria: sul tema ISA si sono mossi tutte le associazioni e il Consiglio nazionale”. Eppure, non si è riusciti a ottenere quello che, considerata l’attuale situazione, è considerato un provvedimento dettato dal buon senso. “Il sistema tributario – conclude il comunicato dell’AIDC – è l’architrave su cui poggia ogni società civile. Questo architrave è marcio e il capomastro fa finta di non vedere, caricandolo di peso sempre maggiore per erigere un palazzo ancora più alto e sempre più instabile”.