Presentate ieri in riunione le prime proposte: un osservatorio permanente e l’allargamento della disciplina a una platea più ampia di soggetti

Di Savino GALLO

“Non è una questione meramente economica ma riguarda la dignità dei professionisti e il livello del contributo che essi apportano alla società”. Aprendo la prima riunione del tavolo tecnico con i rappresentanti delle professioni ordinistiche, tenutasi ieri in via Arenula, il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha ribadito che la ridefinizione della norma sull’applicazione dell’equo compenso “non è più rinviabile”.

“Vogliamo dare un messaggio concreto – ha aggiunto – dell’intensa operatività con cui il Ministero affronta questa tematica. Si può affermare che questo tavolo è il cervello, ovvero l’unica sede a cui spetta l’elaborazione di questa materia a vantaggio di tutte le professioni”.

Parole a cui hanno fatto eco quelle del Sottosegretario Morrone, delegato alla materia e ideatore del tavolo che vede coinvolti i rappresentanti dei Consigli nazionali degli Ordini. “L’obiettivo – ha spiegato – è valorizzare l’attività dei professionisti che hanno un peso importante e un ruolo di primo piano nella nostra società. Non è, quindi, più rinviabile una riforma che consenta alle libere professioni di recuperare la centralità che spetta loro nel sistema Paese, assicurando un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, oltre che al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale”.

Nel corso della riunione, gli esponenti del Ministero hanno presentato le prime proposte operative sul tema, risultato delle idee messe nero su bianco e recapitate in via Arenula dai singoli Ordini. Tra queste l’estensione alla Pubblica Amministrazione e a una più ampia platea di soggetti privati dell’obbligo di rispettare la disciplina riguardante l’equo compenso e la ridefinizione dei parametri di riferimento per ogni singola professione.

Idee apprezzate dai commercialisti. In un comunicato stampa diffuso al termine della riunione, il Presidente del CNDCEC, Massimo Miani, oltre a dirsi “estremamente favorevole” all’apertura del tavolo tecnico, ha puntato l’attenzione proprio sulla necessità di “avviare un ragionamento per estendere l’applicazione dell’equo compenso quantomeno a tutte le attività professionali che abbiano un carattere di interesse pubblico come, ad esempio, l’attività svolta dai collegi sindacali”.

Stesso discorso per la revisione del sistema dei parametri individuati dal DM 140 del 2012, oggi utilizzati in caso di liquidazione giudiziale.

“È opportuno che la riforma parta da qui”, ha commentato Giorgio Luchetta, Consigliere del CNDCEC che ha partecipato al tavolo, pur nella consapevolezza che la revisione del provvedimento ministeriale “non esaurisce il dibattito sul tema: la normativa attualmente vigente in materia, infatti, presenta profili di criticità e dovrà essere oggetto di specifici interventi legislativi correttivi al fine di assicurarne una maggiore coerenza con i principi di tutela del lavoro, di derivazione costituzionale e codicistica”.

Nel corso della riunione si è parlato anche della possibilità di creare un Osservatorio nazionale permanente per tutte le categorie, sulla scorta dei nuclei di monitoraggio oggetto di un accordo tra Ministero e professione forense, ufficializzato alla vigilia della riunione del tavolo tecnico (si veda “Intesa tra Ministero della Giustizia e avvocati sull’equo compenso” del 3 luglio).

Una fuga in avanti, questa, che, proprio per essere arrivata il giorno prima di una riunione con tutte le professioni, non è piaciuta a tutti. Fratelli d’Italia ha presentato in Commissione Giustizia della Camera di un’interrogazione parlamentare sul tema.

Con tale documento, si chiede al Ministro Bonafede di spiegare le motivazioni che lo hanno indotto ad anticipare la sottoscrizione del protocollo d’intesa con il CNF; se non si ritiene che, con quel protocollo, si sia contribuito ad “accrescere il disallineamento all’interno del sistema delle professioni ordinistiche” e se sia stato opportuno sottoscrivere l’accordo “in modo assolutamente estemporaneo e irrituale, da un Ministro che esercita la professione di avvocato invece che dal Sottosegretario con delega specifica alla materia”.

In attesa della risposta ufficiale, le prime rassicurazioni sono state fornite direttamente nel corso della riunione del tavolo tecnico. Gli esponenti del Ministero, infatti, hanno lasciato intendere che l’accordo (che prevede, oltre al nucleo di monitoraggio centrale, anche nuclei locali costituiti su input dei Consigli degli Ordini territoriali) potrà essere esteso anche alle altre categorie.