In una recente ricerca, per accademici e revisori indipendenza finanziaria e posizione finanziaria netta/Ebitda sono i più efficaci sui bilanci consuntivi

Di Fabrizio BAVA e Melchior GROMIS DI TRANA

Se per le imprese di maggiori dimensioni il budget di cassa mensilizzato è tra i migliori strumenti per monitorare, tra gli altri obiettivi, la sostenibilità dei debiti e la continuità aziendale, nelle imprese più piccole, come quelle che hanno poco più di dieci dipendenti o che fatturano poco più di due milioni di euro, è necessario considerare alcune peculiarità.

In tali imprese, spesso, la redazione di strumenti previsionali presenta alcune criticità, sia per quanto riguarda il rischio di mancanza di competenze interne adeguate, sia per quanto riguarda talvolta la scarsa affidabilità dei dati previsionali in considerazione della difficoltà di previsione dei ricavi (si pensi, ad esempio, alle numerose piccole imprese che hanno un fatturato focalizzato su pochissimi grandi clienti, da cui dipendono i dati previsionali).

In una recente ricerca effettuata in ambito accademico (ISA 570: Italian Auditors’ and Academics’ Perceptions of the Going Concern Opinion, Australian Accounting Review), è stato sottoposto un questionario via web a numerosi partner di società di revisione e ai professori di Economia aziendale italiani. Tra i diversi quesiti, è stato chiesto quali fossero gli indicatori (finanziari e non) ritenuti più utili nel valutare i rischi di continuità aziendale tra quelli proposti dall’ISA 570 – Continuità aziendale, quelli utilizzati nella prassi professionale e quelli che emergono dalla letteratura nazionale e internazionale.

Dalla ricerca, a cui hanno partecipato 91 revisori e 190 accademici, è emerso che sono ritenuti più utili quelli finanziari (86% per i revisori e 69% per gli accademici). Tra questi, i due che sono stati ritenuti più efficaci sui bilanci consuntivi, sia dai revisori sia dagli accademici, risultano essere: posizione finanziaria netta/Ebitda (77% per i revisori e 59% per gli accademici) e indipendenza finanziaria (rispettivamente 61% e 57%).
Si tratta di risultati che, seppur con alcune differenze, sono sostanzialmente in linea con gli indici proposti dallo stesso legislatore laddove afferma che “sono indici significativi quelli che misurano la sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare e l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi” (art. 13 del DLgs. n. 14/2019).

La continuità aziendale, però, si deve valutare sulla base del budget dell’impresa e non sui dati consuntivi, che sono invece strumentali, così come indicato dall’ISA 570, a cogliere da parte dei revisori la presenza di eventuali rischi significativi sulla continuità.
Al medesimo quesito, ovvero su quali indicatori fossero ritenuti più efficaci nel valutare il going concern, ma posto sui dati previsionali, il dato ritenuto più rilevante, come ci si poteva attendere, è stato il cash flow (82% per i revisori e 78% per gli accademici).

Nel valutare la continuità aziendale, è stato chiesto anche quale peso assegnassero ai dati previsionali e quale ai dati di bilancio. Ha prevalso di poco il dato previsionale, con il solo 51% sia per i revisori sia per gli accademici.

Ma l’aspetto più interessante è emerso dall’analisi della differenza tra le risposte dei revisori che operano in una big4 e i revisori di società di minori dimensioni, in quanto mentre i primi hanno indicato una maggiore rilevanza dei budget con la percentuale del 56%, i revisori che operano in genere con clienti più piccoli hanno indicato di ritenere più rilevanti i bilanci consuntivi, con la percentuale del 53% (hanno attribuito al budget soltanto il 47%).

Nelle motivazioni è stato indicato da alcuni revisori che il budget in modo particolare nelle PMI è spesso poco affidabile o non presente. Si tratta di una considerazione di cui, a nostro parere, si dovrà tener conto nell’individuare gli indicatori che diano evidenza della sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi e le prospettive di continuità aziendale nelle imprese di minori dimensioni.