Nel primo anno niente sanzioni in caso di irregolarità. Due emendamenti dal CNDCEC per modificare compensi e responsabilità del collegio sindacale
A partire dal prossimo anno, prenderanno il via i controlli di qualità sull’attività dei revisori legali. A preannunciarlo è Raffaele Marcello, Consigliere del CNDCEC delegato alla materia, intervenuto ieri ad un convegno su collegio sindacale e revisione legale, organizzato dagli Ordini di Torino, Milano, Roma e Bari.
“Stiamo lavorando con il Ministero – ha spiegato Marcello – affinché possa esserci un’introduzione graduale. Nel 2019 non ci saranno controlli, partiranno dal 2020 sui bilanci 2019”. Nel caso in cui nei primi controlli dovessero emergere irregolarità, “ci saranno dei richiami o suggerimenti, mentre a partire dall’anno successivo scatteranno le sanzioni”.
Ancora non è stato definito quali saranno i soggetti chiamati a effettuare i controlli, ma Marcello smentisce la voce che voleva gli esponenti della Guardia di Finanza deputati a svolgere anche tale incarico: “È una voce totalmente infondata”, ha sottolineato, spiegando che in merito all’individuazione degli “ispettori qualità” al Consiglio nazionale interessa che vengano rispettati due parametri: “Indipendenza, nel senso che nel momento in cui sono chiamati a fare gli ispettori tali soggetti non potranno ricoprire altri incarichi di revisione, e adeguata competenza”.
Altro fronte su cui sta lavorando il Consiglio nazionale è quello delle modifiche al nuovo Codice della crisi d’impresa. Gli aspetti che secondo la categoria andrebbero ritoccati sono diversi, ma restando in tema di collegio sindacale e revisione legale, argomenti centrali del convegno torinese di ieri, Davide Di Russo ha annunciato la presentazione di due emendamenti, riguardanti responsabilità e compensi.
“Da una parte – ha spiegato il Vicepresidente del CNDCEC – ci sono compensi che, specie nelle società più piccole, arrivano a essere irrisori a fronte del lavoro svolto, dall’altra ci sono le responsabilità che potremmo definire illimitate”. L’emendamento sui compensi prevede di “parametrare la retribuzione alle tabelle contenute nel DM 140/2012”, oggi utilizzate dai tribunali per la liquidazione dei compensi in caso di contenzioso. Quello sulle responsabilità, invece, introduce una “limitazione collegata proprio al compenso percepito”, definendo la sanzione massima erogabile con un multiplo della retribuzione, così come avviene in altri Paesi europei.
Non c’è dubbio che i punti di debolezza, ha aggiunto Marcello, siano “l’indipendenza, la responsabilità e la retribuzione”. Il tema dell’indipendenza è legato a diverse dinamiche (compenso, rapporto con l’imprenditore, ecc.) e “deve essere affrontato con serietà, avendo come baluardo le nostre norme di deontologia”. Riguardo alla responsabilità, “esiste un appiglio tecnico”, quello dei contratti stipulati dalle grandi società di revisione, che “già oggi fanno riferimento al compenso” per limitare eventuali responsabilità.
Mentre sui compensi, in assenza di una specifica previsione normativa, “molto dipende dall’auto-valutazione del singolo professionista, che deve capire se quella determinata attività si può svolgere in relazione al compenso”. Il parametro di riferimento devono essere le ore di revisione, che il Consiglio nazionale immagina in un numero minimo di 50, in modo da avere una “risposta sistemica standard”.
C’è poi il tema delle srl che, secondo il Codice della crisi, saranno chiamate alla nomina di un sindaco o un revisore. Considerato che i parametri per poter rientrare nel nuovo obbligo sono molto bassi (basterà superare 2 milioni di attivo, 2 milioni di fatturato o 10 dipendenti), è possibile che rientrino nel nuovo obbligo anche società piccole e poco strutturate. Per tali imprese, ha spiegato Marcello, “il Consiglio nazionale sta discutendo con il Ministero sulla possibilità di prevedere una sorta di revisione ridotta”, quindi semplificata.
Secondo uno studio realizzato dalla Fondazione nazionale, che verrà presentato nei prossimi giorni, le srl interessate sono 175.878, a fronte di 117.352 revisori attivi. In molte Regioni, in pratica, la domanda è superiore all’offerta (in Piemonte le imprese sono 11.692, i revisori attivi 6.506). Numeri che rendono l’idea, ha concluso Marcello, della grande opportunità che si può aprire per i professionisti in questo settore. Molti saranno chiamati a svolgere più incarichi contemporaneamente e “bisognerà farsi trovare pronti, anche in termini organizzativi”, per rispondere a questa esigenza.