Arriva il formato elettronico unico europeo per la codifica delle relazioni delle quotate
Le relazioni finanziarie annuali delle società quotate europee (italiane comprese) diverranno pagine web elaborabili: la loro redazione – per gli esercizi finanziari che inizieranno il 1° gennaio 2020 o in data successiva – dovrà avvenire con lo European Single Electronic Format (ESEF), ossia mediante il linguaggio XHTML integrato, ove sia presente un consolidato IFRS, da marcature XBRL. A prevederlo è il regolamento delegato UE del 17 dicembre 2018, che, salvo obiezioni del Parlamento o del Consiglio europei, entrerà in vigore nei prossimi mesi determinando una vera e propria rivoluzione nella comunicazione economico-finanziaria delle maggiori imprese del vecchio continente.
Tali acronimi non suoneranno sconosciuti alle imprese e, soprattutto, ai commercialisti italiani, facendo riferimento, nella sostanza, alle stesse tecnologie – l’Italia, non a caso, è uno dei leader globali del digital accounting – già impiegate per depositare, al Registro delle imprese, i conti annuali e consolidati redatti secondo le disposizioni civilistiche.
Ora vengono riconosciute e imposte a livello europeo, cambiando però, ed è questo il passaggio chiave, la sequenza d’impiego.
Redigere le relazioni finanziarie annuali in ESEF significa, in primis, abbandonare formati tradizionali come il doc o il pdf per “scriverle” integralmente in XHTML: usare quest’ultimo, ossia una versione evoluta (per migliorarne compatibilità e visualizzazione) dell’HTML, vuol dire trasformare i documenti in parola in pagine web visualizzabili, per i loro utilizzatori (umani), attraverso un comune browser e su qualsiasi device.
La scelta dell’XHTML consente di superare, inoltre, una delle principali problematiche riscontrate dagli operatori italiani nell’impiego di XBRL: il layout qui non è più preconfezionato, bensì, nei limiti delle specifiche, completamente personalizzabile.
Soluzioni rigide come quella vigente per il deposito in formato elaborabile al Registro delle imprese (pensiamo soprattutto agli schemi quantitativi) sarebbero risultate incompatibili sia con gli IFRS (il taylor-made è nel loro dna), che con i business variegati e complessi delle quotate. Ma l’XHTML non rende i dati elaborabili.
Il formato ESEF chiede allora che siano incorporati nel primo, attraverso le specifiche Inline XBRL, tag XBRL: il redattore marcherà infatti il contenuto della relazione finanziaria annuale, rendendola così “comprensibile” ai software compatibili con ESEF, seguendo così una tassonomia base – il cui schema è contenuto nell’allegato VI al regolamento Ue e che è derivata dalla IFRS Taxonomy della IFRS Foundation – che però è possibile estendere.
Si tratta di un’altra importante differenza con il caso italiano, frutto anch’essa delle citate esigenze di customizzazione, ossia la possibilità per il redattore – ove non riesca a individuare nella tassonomia base uno o più elementi in grado di esprimere i concetti che vuole impiegare – di crearne dei nuovi, ancorandoli però alla struttura di tale vocabolario, costruendo una tassonomia di estensione.
Mentre l’uso obbligatorio dell’XHTML riguarderà, fin dall’inizio, l’intera relazione finanziaria annuale, quello dell’XBRL sarà limitato (si veda a tal proposito quanto dettato dall’art. 4 del regolamento Ue) ai bilanci consolidati IFRS e avverrà, come disposto dall’allegato II di quest’ultimo, per gradi, replicando così, nei fatti, proprio l’esperienza del nostro Paese.
L’obbligo di marcatura XBRL riguarderà inizialmente solo gli schemi quantitativi, in particolare tutti i numeri in valuta presenti nei prospetti della situazione patrimoniale-finanziaria, dell’utile (perdita) d’esercizio e delle altre componenti di Conto economico complessivo, delle variazioni di patrimonio netto e nel Rendiconto finanziario, nonché alcuni dati anagrafici, indicati nella tabella 1 dell’allegato II al regolamento Ue, comunicati nel consolidato IFRS o mediante riferimenti incrociati ad altre parti della relazione finanziaria annuale.
A partire dai documenti relativi a periodi amministrativi con inizio il 1° gennaio 2022 o in data successiva, l’obbligo di marcatura si estenderà a un insieme ben più ampio d’informazioni, indicate nella tabella 2 dell’allegato II al regolamento UE, comunicate nel consolidato IFRS (generalmente nelle note) o mediante riferimenti incrociati ad altre parti della relazione finanziaria annuale.
E qui emerge un’ulteriore peculiarità rispetto al caso nazionale: viene richiesta, nei fatti, una marcatura minimale delle note attraverso poco più di 240 elementi (sono più di 2000 quelli presenti, ad esempio, nella tassonomia della nostra Nota integrativa), peraltro quasi tutti campi testuali (che consentiranno certo la massima libertà espositiva, ma al prezzo dell’impossibilità di elaborarne direttamente il contenuto).
Gli artt. 4 e 5 del regolamento Ue consentono comunque, e fin dalle relazioni finanziarie annuali riferite ad esercizi con inizio il 1° gennaio 2020 o in data successiva, di fare di più, marcando volontariamente pure:
– le informazioni presentate nel bilancio consolidato IFRS diverse da quelle elencate nell’allegato II, sempre attraverso la tassonomia base o sue estensioni;
– tutte le altre parti delle relazioni finanziarie annuali, come il bilancio individuale o separato, ove lo Stato membro di registrazione – sono quindi esclusi gli emittenti di Paesi terzi – abbia predisposto una tassonomia XBRL a tal fine.
È plausibile, infine, che l’introduzione del formato elettronico unico europeo abbia effetti, nel medio termine, pure per gli IFRS adopter non quotati italiani. In tal senso segnaliamo la sperimentazione di ESEF, promossa da XBRL Italia, a cui può partecipare chiunque adotti i principi contabili internazionali (per informazioni https://it.xbrl.org).